Il mare di plastica che uccide gli oceani

La più grande discarica a cielo aperto sul pianeta? Sono gli oceani, che raccolgono ogni anno qualcosa come 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica (oltre, si intende, a reflui inquinanti d’altro genere, organici e chimici: scarichi urbani e industriali, reflui di agricoltura e liquami di allevamenti intensivi e quant’altro). Ma occupiamoci qui dei rifiuti solidi che finiscono nei mari, e in particolare quelli di plastica: sacchetti, bottiglie, oggetti d’ogni genere, le mille cose che accompagnano la nostra vita quotidiana e che ogni giorno buttiamo via.

Che molti di questa plastica finisca in mare è ben noto – nella letteratura scientifica se ne parla fin dagli anni ’70, anche se la consapevolezza comune è arrivata più tardi. È anche abbastanza ben documentato quanto la plastica interferisca con l’ecologia marina. Sporca spiagge e coste, resta impigliata sui fondali, galleggia in mare aperto. Ma il peggio è che si frantuma in pezzi sempre più piccoli, viene ingerita accidentalmente da pesci e molluschi e perfino da invertebrati microscopici. Tutto questo è noto.

Quello che ancora non sapevamo è quanta plastica finisca negli oceani sotto forma di rifiuti, e anche da dove venga. A fare una stima molto precisa ora è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori di Australia e Stati uniti. Diffuso giorni fa durante il congresso annuale della American Association for the Advancement of Science, è pubblicato sulla rivista Scienze (Plastic waste inputs from land into the ocean, 13 febbraio).

Per stimare la massa di plastica che entra negli oceani, i ricercatori hanno analizzato i dati mondiali sulla produzione di rifiuti solidi, la densità di popolazione e lo status economico dei singoli paesi (incluse le infrastrutture di gestione dei rifiuti). Hanno quantificato i rifiuti prodotti nella fascia di 50 chilometri dalla costa dei 192 paesi affacciati sul mare: si tratta di 275 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica (nel 2010). Di questi, una quantità stimata tra 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate è finita in mare. Quegli 8 milioni di tonnellate dunque sono un’ipotesi media.

L’Asia è la maggiore fonte della plastica che finisce in mare, secondo questo studio: con la Cina in prima posizione, responsabile del 28% di tutti i rifiuti di plastica buttati in acqua, seguita dall’Indonesia.

I primi 19 inquinatori sono paesi a reddito medio e basso: e non stupisce, i paesi più industrializzati e ricchi hanno più probabilità di avere le infrastrutture e l’organizzazione per smaltire la plastica o riciclarla. Gli Stati uniti però, per quanto industrializzati e ricchi, seguono al 20esimo posto.

Un dato allarmante è che la quantità di plastica buttata negli oceani sta aumentando in fretta, in linea con l’aumento della produzione globale di plastica. Al ritmo attuale, stimano gli autori, nel 2025 l’input annuale di plastica in mare sarà raddoppiato rispetto al 2010.

Per gli oceani e gli esseri viventi che vi abitano è una minaccia mortale. Per salvare la vita marina, e tutto sommato anche degli umani che ne dipendono, servirà un grande investimento in infrastrutture per gestire i rifiuti. Anzi, suggeriscono i ricercatori, una combinazione di investimenti locali e globali.

@fortimar