«politici fascisti e giganti della chimica», il rock di Neil Young contro Monsanto

«Le grandi imprese prendono il controllo delle fattorie americane / con politici fascisti e giganti della chimica che camminano a braccetto». Non c’è che dire, Neil Young manda messaggi chiari. Qualche tempo fa ha tenuto concerti contro il progetto di oleodotto Keystone XL, in Nebraska, e contro le sabbie bituminose dell’Athabasca in Canada. Ora se la prende con Monsanto, la più poderosa multinazionale dell’agro-business: il musicista canadese Neil Young sta per diffondere un album titolato The Monsanto Years, «gli anni Monsanto», con testi contro gli organismi geneticamente modificati, l’agro-chimica, e l’azienda che ci ha costruito su una fortuna.

Neil Young non è il primo musicista di fama internazionale a sposare cause ambientali (o umanitarie). Certo però è di quelli che non si limita a qualche dichiarazione di principio. Il nuovo album contiene canzoni scritte da Young e incise con i giovani musicisti del gruppo Promise of the Real.

Neil Young è sulla scena dagli anni ’60 e ha segnato un’epoca (il ricordo di Crosby, Stills, Nash & Young, ’69-’70, è indelebile): ma sul merito musicale ciascuno si farà un’idea.

Qui ci interessa il messaggio. «Non ho nulla contro gli esseri umani che lavorano alla Monsanto. Ma Monsanto è la vetrina dei problemi che abbiamo con il governo delle grandi imprese», ha detto di recente Young (prendo la citazione da Rolling Stone, 1 maggio scorso). Monsanto, l’azienda che ha inventato il glifosato, di recente riconosciuto come un pericoloso cancerogeno, e che monopolizza il mercato mondiale delle sementi…

«Voglio una tazza di caffè, ma non voglio un Ogm», canta Young nella canzone Rock Starbucks.

«Mi piace cominciare la mia giornata senza aiutare Monsanto / Monsanto, lascia i nostri agricoltori coltivare ciò che vogliono / dai campi del Nebraska, dalle sponde del Ohio / gli agricoltori non saranno liberi di coltivare ciò che vogliono coltivare / se le grandi imprese prendono il controllo delle fattorie americane / con politici fascisti e giganti della chimica che camminano a braccetto»

L’ormai 70enne Neil Young non si è limitato a dare concerti contro il progetto Keystone XL (l’oleodotto che ha catalizzato il movimento ambientale forse più ampio negli Stati uniti da parecchi decenni), o contro le sabbie bituminose. In Athabasca, Canada, lo sfruttamento di quel petrolio ha conseguenze ecologiche nefaste di cui fanno le spese gli abitanti locali, sostenuti dall’organizzazione Honor The Treaties (“Rispettate i trattati”): Neil Young ha suonato per raccogliere fondi e ne è diventato un portavoce.

Sostiene anche la Rainforest Connection, una campagna per salvare la foresta equatoriale con il seguente sistema: vecchi telefonini alimentati da pannelli solari vengono attaccati agli alberi; quando trasmettono rumori sospetti, tipo motoseghe abusive o di bracconieri che sparano, gli attivisti denunciano il fatto alle autorità. Protezione ambientale, foreste. Nessuna sponsorizzazione di grandi marche. «Voglio un futuro in cui il clima sia preservato e le leggi non siano scritte da potenti compagnie petrolifere», dice Young. Lunga vita.

@fortimar