Priolo, Melilli, il petrolchimico non c’è più ma restano i veleni

Priolo, Melilli, la rada di Augusta: trenta chilometri di costa e una successione di ciminiere, tubature, cisterne, capannoni tra il mare e le colline della Sicilia sud orientale. Ruggine, capannoni abbandonati, stabilimenti chiusi. Per sessant’anni è stato il petrolchimico più grande d’Europa, da Moratti a Exxon e Montedison. Ora le attività sono pochissime, il lavoro non c’è più, ma resta un’eredità di veleni: contaminazione dei suoli, dell’acqua, della catena alimentare. Nascono bambini malformati, i tumori sono in eccesso. Siamo in uno dei siti industriali super inquinati d’Italia: ma la bonifica non è mai decollata. Invece, ora si parla di rilanciare le attività petrolifere nella vicina Gela: e molti ci sperano. Vedremo una nuova versione del conflitto tra ambiente e lavoro?

Chi avvelena la Sicilia è un reportage pubblicato da Internazionale.it

@fortimar