Nel delta del Niger è in corso un crimine ambientale, «e tutti lo sanno»

Incendio oleodotto Agipl tebidaba-clough-creek - 9 luglio 2015

Il 9 luglio una squadra di tecnici si è addentrata in una zona acquitrinosa del delta del fiume Niger, in Nigeria meridionale, per riparare un oleodotto da cui fuoriusciva petrolio. Siamo nello stato di Bayelsa, oleodotto Tebidabe-Clough Creek, nel territorio Ijaw Meridionale. La squadra doveva procedere al “clamping”, in sostanza riparare la falla per bloccare lo sversamento: routine.

Quel giorno però è finita male. Mentre i tecnici erano al lavoro è scoppiato un incendio e un’esplosione ha ucciso l’intera squadra, 14 persone. Secondo la stampa locale il botto è stato così forte che l’hanno sentito fino a Azuzuama, il più vicino centro abitato, forse 5 chilometri di distanza. Le vittime sono rimaste intrappolate nell’acquitrino.

L’incidente di Azuzuama è tra i più gravi degli ultimi tempi ma non è certo un caso raro: e ha rinfocolato polemiche ormai annose sulla sicurezza e l’inquinamento negli stati petroliferi del delta nigeriano. In questo caso l’oleodotto appartiene alla Naoc, Nigeria Agip Oil Company, l’azienda sussidiaria di proprietà dell’italiana Eni. Il rapporto diffuso proprio oggi dagli attivisti di Environmental Rights Action (Friends of the Earth Nigeria) parla di “flagrante negligenza”. Anche le autorità locali puntano alle responsabilità dell’azienda.

«È tempo di dichiarare lo stato d’emergenza ambientale nello stato di Bayelsa, e in generale in tutto il delta del Niger», dice un comunicato stampa firmato dal Commissario all’ambiente del Bayelsa Iniruo Wills il 21 agosto. Dice che «un crimine ambientale contro l’umanità sta avvenendo nel delta del Niger, e tutti lo sanno».

L’articolo completo è su Internazionale.it

 

@fortimar